Elisabetta Cesone

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Tingel Tangel di K. Valentin

Il teatro dell'obbligo

   
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Intervista con me stessa

G. (= Giornalista)- Come mai hai pensato di avvicinarti a un lavoro affascinante come quello della “doppiatrice”?

E. (=Io) – In realtà io non ho mai pensato di fare la “doppiatrice”. Anche perché all’epoca (avevo più o meno vent’anni), questo mestiere non aveva molta risonanza. Io frequentai quasi per caso – o meglio, per curiosità -,un Corso di Dizione tenuto da I.Bonazzi. Era un vecchio attore della allora “Compagnia di Prosa della RAI di Torino”. Iginio aveva fondato una scuola, il “Centro D”, proprio di fronte alla Sede Rai di V.Verdi. Si era intorno al 1976-77…

G.- E poi?

E.- Poi la cosa m’interessò e continuai con il Corso di Recitazione che teneva Ernesto Cortese. Altra figura importantissima nella mia vita, perché fu una specie di “padre spirituale” per me.

G.- In che senso?

E.- Beh, non solo in senso affettivo, soprattutto in senso “artistico”. Ernesto era un “puro”, credeva nelle qualità e nel talento…che in definitiva premiano sempre…Certo, non era facile sintonizzarsi con lui e con quello che chiedeva ai futuri attori (dedizione totale alla riuscita…che era la verità espressiva dell’attore…al totale servizio dell’arte!). Ma se credeva in una persona e nelle sue capacità, sapeva incoraggiarla nel modo giusto: ecco, lui mi ha dato il coraggio di credere in me stessa “come attrice”, dandomi la forza di andare avanti in un percorso irto di ostacoli!

G.- E quindi hai deciso di fare l’attrice…Non doveva essere facile per quei tempi!

E.- No, per niente. Anche se non lo è neanche adesso! In Italia purtroppo non c’è la “cultura” del lavoro artistico. Tuttora quando mi chiedono che lavoro faccio, sono molto imbarazzata e non so cosa rispondere.

G.- Perché?

...continua nella pagina doppiaggio...